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VAN GOGH - SULLA SOGLIA DELL'ETERNITA'
da giovedì 17 a mercoledì 23 gennaio al cinema Roma
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giovedì 17 e venerdì 18: ore 17.00 - 19.15 - 21.30
sabato 19: ore 16.00 - 18.10 - 20.20 - 22.30
domenica 20: ore 16.00 - 18.10 - 20.30
martedì 22 e mercoledì 23 ore 17.00 - 19.15
At Eternity's Gate
Gbr-Fra-Usa, 2018
Regia: Julian Schnabel
Attori: Willem Dafoe - Vincent Van Gogh, Rupert Friend - Theo Van Gogh, Oscar Isaac - Paul Gauguin, Mads Mikkelsen - Il sacerdote, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Niels Arestrup - Arestrup, Stella Schnabel, Patrick Chesnais, Victor Pontecorvo - Figlio del fattore, Frank Molinaro - Henri de Toulouse-Lautrec, Alan Aubert - Albert Aurier
Soggetto: Julian Schnabel, Jean-Claude Carrière
Sceneggiatura: Julian Schnabel, Jean-Claude Carrière, Julian Schnabel, Jean-Claude Carrière
Fotografia: Benoît Delhomme, Benoît Delhomme
Scenografia: Stéphane Cressend, Stéphane Cressend
Arredamento: Cécile Vatelot
Costumi: Karen Muller Serreau
Effetti: Thibaut Granier
Suono: Jean Paul Mugel, Dominique Gaborieau - (mixer)
Durata 120'
Colore C
Genere BIOGRAFICO, DRAMMATICO
Produzione
JON KILIK PER ICONOCLAST, RIVERSTONE PICTURES, SPK PICTURES
Distribuzione
LUCKY RED (2019)
Data uscita 3 gennaio 2019
https://www.youtube.com/watch?v=CU5wGYcApfg
Gli ultimi, tormentati anni di Vincent Van Gogh. Dal burrascoso rapporto con Gauguin nel 1988 fino al colpo di pistola che gli ha tolto la vita a soli 37 anni. Un periodo frenetico e molto produttivo che ha portato alla creazione di capolavori che hanno fatto la storia dell'arte e che continuano ad incantare il mondo intero.
COPPA VOLPI PER IL MIGLIOR ATTORE A WILLEM DAFOE ALLA 75. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2018)
"Van Gogh ha le tele e il treppiedi sulle spalle a mo' di zainetto, cammina svelto attraversando i campi di grano, e lo spettatore in quei primi piani ossessivi cammina con lui, accecato dal sole della Provenza che penetra nello schermo. Si siede, allarga le braccia come Cristo in croce, mentre il vento sferza il grano giallo, e pensi che Willem Dafoe (è lui a ridargli vita) aveva portato la passione di Gesù al cinema, prendendosi una pausa dai suoi ruoli di carnefice. Qui torna borderline, col suo volto lavorato dal tempo, la fronte solcata dalle rughe. L'attore americano ha 63 anni, Van Gogh 37 quando morì, eppure la differenza d'età, sotto il cappello di paglia che portava come una divisa, non si nota proprio. Accolto da un grande applauso, 'At Eternity's Gate' è un viaggio nella mente di Vincent Van Gogh: è il ritratto personale di Julian Schnabel (lo ha scritto con Carrière) che non è solo regista ma pittore, l'omaggio di un artista a un altro artista." (Valerio Cappelli, 'Corriere della Sera', 4 settembre 2018)
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SUSPIRIA
lunedì 21, martedì 22 e mercoledì 23 gennaio al cinema Roma
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lunedì 14 ore 19.20 - 21.30
martedì 15 ore 19.20 - 21.30
mercoledì 16 ore 17.15 - 19.20
Italia-Usa, 2017
Regia: Luca Guadagnino
Attori: Tilda Swinton - Mme Blanc, Dakota Johnson - Suzy Bannion, Chloë Grace Moretz, Mia Goth - Sara, Jessica Harper - Anke, Sylvie Testud - Miss Griffith, Angela Winkler - Miss Tanner, Malgorzata Bela - Madre
Soggetto: Dario Argento - (sceneggiatura del 1976), Daria Nicolodi - (sceneggiatura del 1976)
Sceneggiatura: David Kajganich
Durata 152'
Colore C
Genere HORROR, THRILLER
Produzione
LUCA GUADAGNINO, MARCO MORABITO, FRANCESCO MELZI D'ERIL, GABRIELE MORATTI, WILLIAM SHERAK, SILVIA VENTURINI FENDI PER FRENESY FILM COMPANY, MEMO FILMS, FIRST SUN
Distribuzione
VIDEA (2019)
Vietato 14
https://www.youtube.com/watch?v=azhHVjRmE8M
Una brillante e ambiziosa ballerina americana si reca in Europa per frequentare una scuola prestigiosa. Dopo il brutale assassinio di un compagno di studi e altre morti cruenti che mandano in frantumi la quiete del campus, la ragazza capisce che l'accademia probabilmente non è che la facciata di una minacciosa organizzazione.
"Il Suspiria di Luca Guadagnino, il più ambizioso e riuscito del suo irregolare far cinema (...), montato spesso a colpi di martello in atmosfere lugubri, ma assai realistiche, intanto non è né un omaggio né il remake del cult di Dario Argento. E' uno sgambetto a quel film, una reinvenzione speculativa, un felice sfruttamento di quell'impianto onirico orrorifico liberato negli interessi di un altro autore. (...) I piani, orrore nel magico, terrore nel reale, forse si specchiano un po'a forza. Più chiaro invece il personale teatro della crudeltà di Guadagnino che riflette sul gesto della creatività." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 2 settembre 2018)
"Remake a quarantuno anni di distanza del film di Dario Argento, forse quello avvolto dall'aria più mitica, anche per merito della fotografia di Luciano Tovoli che col suo Technicolor TriPack trasformava le scene in incubi a occhi aperti. Guadagnino si affida invece (come per i suoi ultimi film) alle immagini del thailandese Sayombhu Mukdeeprom ma soprattutto al montaggio di Walter Fasano e alle musiche di Thom Yorke (Radiohead) per trovare quelle atmosfere di tensione e di angoscia che attraversano il film e lo differenziano dall'originale. (...) La differenza di partenza tra remake e originale è fondamentale per entrare nello spirito del film (centrato sul confronto estenuante e rigoroso del proprio corpo con una disciplina che chiede di misurarsi con quello che ognuno si porta nel profondo e che può emergere grazie al carismatico potere della maestra/coreografa) ma anche per innescare una serie di "bracci di ferro" tra razionalità e sogni, tra ambizioni e incubi. (...) la paura che crea il film non è quella del 'jumpscare', del salto sulla sedia, ma piuttosto quella insinuante che mette in discussione le certezze: che donne sono quelle che popolano questa versione di Suspiria? Che cosa può fermare la loro aggressiva determinazione? Se Dario Argento chiudeva il film con un massacro liberatorio, Guadagnino (e la sceneggiatura di David Kajganich) evita di dare risposte, anzi gioca con le contraddizioni, come fa con il destino di Madame Blanc, che sembra pagare l'amore (materno? saffico?) che prova per Susie. Resta l'interrogativo più difficile: come reagirà il pubblico (soprattutto femminile) che ha decretato il successo di Chiamami col tuo nome di fronte a un film che imbocca un percorso totalmente diverso, sospeso tra cult e horror giovanilista? Ma forse è una domanda da non porsi, prigionieri come siamo di una logica "d'autore" che vede nella coerenza dei temi e dello stile il metro d'analisi e di giudizio. Forse, invece, il cinema italiano ha proprio bisogno di un autore che insegua una sua programmatica incoerenza, alla ricerca del piacere anche un po' fanciullesco del "fare cinema" e che vede nella varietà e nelle contraddizioni la chiave privilegiata del suo percorso registico." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 2 settembre 2018)
"Dimenticate Dario Argento. Il remake di Suspiria è anzitutto un film di Guadagnino, con una sua autonomia, e anzi molto dentro il suo metodo e le sue ossessioni. Il lavoro sul genere horror (quasi completamente negato) è parallelo a quello sul cinema d'autore internazionale in Chiamami col tuo nome . (...) se il film di Argento era un trionfo di colori in un mondo da fiaba, qui la Storia preme da tutte le parti (come spesso in Guadagnino) e la regia si nega ogni fascino facile, mantenendo un controllo totale, su toni cromatici spenti e scuri, a dare l'idea di un mondo plumbeo. (...) Il cast funziona, a cominciare dalla magnetica Tilda Swinton; e alcune trovate sono ingegnose. Il film insomma è ricco, complesso, forse anche troppo (...)." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 2 settembre 2018)
"L'unico modo per affrontare il remake di Suspiria di Argento era rifarlo daccapo. A modo di Luca Guadagnino e quindi con il piacere del bambino saggio che conosce l'efficacia di pietas, Storia, danza moderna (lì c'era il balletto classico qui l'impeto di Pina Bausch e il rigore ascetico di Marta Graham) con colonna sonora di Thom Yorke dei Radiohead che ti sussurra al cuore rispetto al martellamento nel cervello dei Goblin del capolavoro argentiano. Tilda Swinton in tre ruoli (...), Johnson in cinquanta sfumature di complessità e la star dell'originale Jessica Harper in un commovente cammeo. L'originale era uno sballo psichedelico. Questo una straziante, autocoscienza di gruppo." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 2 settembre 2018)
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