ABBONAMENTI
5 ingressi 25 euro
validità 3 mesi
10 ingressi 45 euro
validità 5 mesi
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BIGLIETTO STUDENTI SEMPRE RIDOTTO PER SCUOLE MEDIE SUPERIORI
E UNIVERSITARI UNDER 26 MUNITI DI LIBRETTO |
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PARLAMI DI TE
da giovedì 21 febbraio
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giovedì 21 ore 17.15 - 19.20 - 21.30
venerdì 22 ore 17.15 - 19.20 - 21.30
sabato 23 ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
domenica 24 ore 16.30 - 18.30 - 20.30
martedì 26 ore 19.20
mercoledì 27 ore 21.30
Un homme pressé
Francia, 2018
Regia: Hervé Mimran
Attori: Fabrice Luchini - Alain Wapler, Leïla Bekhti - Jeanne, Rebecca Marder - Julia, Igor Gotesman - Vincent Houbloup, Clémence Massart - Violette, Yves Jacques - Eric, Micha Lescot - Igor, Frederique Tirmont - Aurore, Evelyne Didi - Annie, madre di Jeanne, Baya Rehaz - Assistente sociale
Sceneggiatura: Hervé Mimran, Hélène Fillières
Fotografia: Jérôme Alméras
Musiche: Balmorhea
Montaggio: Célia Lafitedupont
Scenografia: Nicolas de Boiscuillé
Costumi: Emmanuelle Youchnovski
Effetti: Alain Carsoux, Stephane Dittoo
Suono: Rémi Daru, Gael Nicolas, François-Joseph Hors
Durata 100'
Colore C
Genere DRAMMATICO
Produzione
SIDONIE DUMAS, MATTHIEU TAROT PER LBERTINE PRODUCTIONS, IN COPRODUZIONE CON GAUMONT, FRANCE 2 CINEMA
Distribuzione
BIM DISTRIBUZIONE
Data uscita 21 Febbraio 2018
https://www.youtube.com/watch?v=XkAIh-1g0vY
Alain è un rispettato uomo d'affari e un brillante oratore, sempre in corsa contro il tempo. Nella vita, non concede alcuno spazio alle distrazioni e alla famiglia. Un giorno, viene colpito da un ictus che interrompe la sua corsa e gli lascia come conseguenza una grave difficoltà nell'espressione verbale e una perdita della memoria. La sua rieducazione è affidata a Jeanne, giovane logopedista. Con grande impegno e pazienza, Jeanne e Alain impareranno a conoscersi e alla fine ciascuno, a modo suo, tenterà di ricostruire se stesso e di concedersi il tempo di vivere.
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TINTORETTO - UN RIBELLE A VENEZIA
lunedì 25, martedì 26 e mercoledì 27 febbraio
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lunedì 25 ore 17.15 - 19.20
martedì 26 ore 17.15 - 21.30
mercoledì 27 ore 17.15 - 19.20
Italia, 2019
Regia: Pepsy Romanoff (Giuseppe Domingo Romano), Peter Greenaway - (partecipazione)
Attori: Peter Greenaway
Soggetto: Melania G. Mazzucco
Sceneggiatura: Melania G. Mazzucco
Fotografia: Emanuele Cerri
Montaggio: Ruggero Longoni
Colore C
Genere DOCUFILM
Produzione
SKY ARTE
Distribuzione
NEXO DIGITAL
Data uscita 25 Febbraio 2019
https://www.youtube.com/watch?v=HZ7dQXVxVqI
Il docu-film sul genio furioso e rivoluzionario che ha cambiato la storia dell’arte, ideato da Melania G. Mazzucco e narrato da Stefano Accorsi, con la partecipazione straordinaria di Peter Greenaway.
Ha costruito la sua carriera come proto-rock star (David Bowie)
Il primo regista della storia (Jean-Paul Sartre)
In occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita, arriva in anteprima nelle sale cinematografiche italiane Tintoretto. Un Ribelle a Venezia, un nuovo esclusivo docu-film firmato da Sky Arte dedicato alla figura di un pittore straordinario, mutevole e cangiante, istintivo e appassionato.
Figlio di un tintore, da cui il suo nome d’arte, Tintoretto (1519-1594) è infatti l’unico grande pittore del Rinascimento a non aver mai abbandonato Venezia, nemmeno negli anni della peste. Immergendoci nella Venezia del Rinascimento e attraversando alcuni dei luoghi che più conservano la memoria dell’artista, dall’Archivio di Stato a Palazzo Ducale, da Piazza San Marco alla Chiesa di San Rocco, verremo così guidati attraverso le vicende di Jacopo Robusti, in arte Tintoretto, dai primi anni della sua formazione artistica fino alla morte, senza trascurare l’affascinante fase della formazione della sua bottega, luogo in cui lavorano anche alcuni dei suoi figli, Domenico, che erediterà l’impresa del padre, e l’amatissima Marietta, talentuosa pittrice. Ideato e scritto da Melania G. Mazzucco e con la partecipazione straordinaria del regista Peter Greenaway, il film sarà narrato dalla voce di Stefano Accorsi e arriverà nelle sale cinematografiche solo per tre giorni, il 25, 26, 27 febbraio 2019, distribuito da Nexo Digital nell’ambito del progetto della Grande Arte al Cinema.
Attraversando la vita del pittore, un artista spregiudicato e inquieto caratterizzato da un’infinita voglia di indipendenza e un amore assoluto per la libertà, Tintoretto. Un Ribelle a Venezia delineerà i tratti della Venezia del 1500, un secolo culturalmente rigoglioso che vede tra i suoi protagonisti altri due giganti della pittura come Tiziano e Veronese, eterni rivali di Tintoretto in un’epoca in cui la Serenissima conferma il suo dominio marittimo diventando uno dei porti mercantili più potenti d’Europa e affronta la drammatica peste del 1575-77, che stermina gran parte della popolazione lasciando un segno indelebile nella Laguna. È proprio durante la peste che Tintoretto crea il suo ciclo più importante. In una Venezia deserta, cupa e spettrale, con i cadaveri degli appestati lungo i canali, Tintoretto rimarrà in città per continuare la sua più grande opera: il ciclo di dipinti della Scuola Grande di San Rocco, una serie di teleri che coprono la maggior parte delle pareti dell’edificio intitolato alla celebre confraternita. Nessuno all’epoca, nemmeno Michelangelo nella Cappella Sistina, vantava di aver firmato ogni dipinto all’interno di un edificio.
Ad accompagnare lo spettatore attraverso le vicende di Tintoretto, saranno chiamati numerosi esperti come gli storici dell’arte Kate Bryan, Matteo Casini, Astrid Zenkert, Agnese Chiari Moretto Wiel, Michel Hochmann, i co-curatori della mostra Tintoretto 1519-2019 di Palazzo Ducale, Frederick Ilchman e Tom Nichols, le scrittrici Melania G. Mazzucco e Igiaba Scego, le restauratrici Sabina Vedovello e Irene Zuliani, impegnate nel restauro delle Due Marie di Tintoretto.
Il documentario osserverà infatti anche le analisi dettagliate che permetteranno a una squadra italiana di restaurare due capolavori di Tintoretto: “Maria in meditazione” (1582 – 1583) e “Maria in lettura” (1582 – 1583). Grazie al sostegno di Sky Arte, le due tele saranno infatti restaurate prima di essere esposte all’interno della mostra monografica di Tintoretto alla National Gallery of Art di Washington, in occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita di Tintoretto, che avverrà nel 2019.
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lunedì 25 ore 21.30
Messico-Usa, 2018
Regia: Alfonso Cuarón
Attori: Yalitza Aparicio - Cleo, Marina de Tavira - Signora Sofía, Diego Cortina Autrey - Toño, Carlos Peralta - Paco, Marco Graf - Pepe, Daniela Demesa - Sofi, Nancy García García - Adela, Verónica García - Signora Teresa, Andy Cortés - Ignacio, Fernando Grediaga - Signor Antonio, Jorge Antonio Guerrero - Fermín, José Manuel Guerrero Mendoza - Ramón, Latin Lover - Professor Zovek, Zarela Lizbeth Chinolla Arellano - Velez, José Luis López Gómez - Pediatra, Edwin Mendoza Ramírez - Medico, Clementina Guadarrama - Benita, Enoc Leano - Político, Nicolás Peréz Taylor Félix - Beto Pardo, Kjartan Halvorsen - Ove Larsen
Soggetto: Alfonso Cuarón
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón
Fotografia: Alfonso Cuarón
Montaggio: Alfonso Cuarón, Adam Gough
Scenografia: Eugenio Caballero
Arredamento: Bárbara Enríquez
Costumi: Anna Terrazas
Effetti: Sergio Jara, Alex Vasquez, Miguel De Hoyos, Doug Spilatro
Suono: Sergio Diaz, Skip Lievsay - (mixer)
Durata 135'
Colore B/N
Genere DRAMMATICO
Specifiche tecniche
(1:2.35), ARRI RENTAL ALEXA 65, PRIME 65 LENSES, 4K, D-CINEMA
Produzione
NICOLÁS CELIS, ALFONSO CUARÓN, GABRIELA RODRIGUEZ PER ESPERANTO FILMOJ, PARTICIPANT MEDIA
Distribuzione
CINETECA DI BOLOGNA - NETFLIX
https://www.youtube.com/watch?v=6BS27ngZtxg
Le vicende di una famiglia borghese messicana che vive nel quartiere Roma a Città del Messico negli anni settanta. In un anno turbolento Sofia, madre di 4 figli, deve fare i conti con l'assenza del marito, mentre Cleo affronta una notizia devastante che rischia di distrarla dal prendersi cura dei bambini di Sofia, che lei ama come se fossero i propri...
LEONE D'ORO ALLA 75. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2018)
CANDIDATO A 10 PREMI OSCAR 2019
"Come si dice 'Amarcord' in messicano? 'Roma'. Alfonso Cuarón ricorda la sua infanzia in un bianco e nero maiuscolo a Città del Messico (...).È un film sulla donna, l'ennesimo di questa Venezia di registi maschi che inquadrano, con potenza, più Lei che Lui. Nella pellicola Cleo è la fiera protagonista mixteca del popolo (la prima apparizione cinematografica di Yalitza Aparicio è sensazionale) mentre Sofia sembra una borghese piccola piccola in cerca di riscatto. Fellini è ovunque e non tanto per 'Amarcord' quanto piuttosto per 'La strada' (forzuti che si esibiscono in tv e davanti a giovani proletari trasformando il circo in arti marziali di massa), 'Le notti di Cabina' (lo spaesamento di una donna davanti all'amante crudele) e 'Otto e mezzo' (un tunnel intasato di macchine ferme). Il regista messicano (...) dirige, fotografa e monta con il chiaro intento di purificarsi nella memoria di un quartiere (Roma) di Città del Messico pieno di vita anche quando per strada ci si spara senza pietà (Massacro di Tlatelolco). Lunghi piani sequenza ipnotici e morbide carrellate infinite (una in mare contro le onde da brividi). Dura due ore e un quarto ma potevamo vederne altre quattro. (...) Forse non è il suo film più bello (l'interclassismo domestica-padrona a volte è fin troppo idealizzato) ma quanto ci mancava il suo sguardo così vorace di vita. Anche quando è la sua." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 31 agosto 2018)
"'Roma' nasce precisamente dai ricordi del regista, la casa della sua infanzia è stata ricostruita nei particolari, ha voluto intorno a sé solo maestranze di lingua spagnola (anche se lui stesso ha ricoperto la maggior parte dei ruoli, dal direttore della fotografia al montaggio). L'andamento della vita domestica è l'osservatorio privilegiato da cui mostrare la costruzione gerarchica di una società maschilista, dove le domestiche sono l'ultimo anello, testimoni anche dello sgretolamento di una vita protetta. Da pochi indizi, da piccoli eventi fino a quelli più inaspettati e drammatici è reso palpabile il cambiamento dei tempi, così come i drammi personali alludono alle tragedie che avvengono per strada, ma senza che ci sia bisogno di mostrarle se non per allusioni. (...) bastano pochi secondi per riannodare tutti i fili, magnifico lavoro di costruzione che svela più dimensioni, dalla struttura classista della società, dal quartiere benestante al pueblo senza acqua e senza luce, le strade di fango. Cuarón fa emergere da ogni angolo dello schermo la vita palpitante del passato e ciò che resta di vitale nel presente, la rete degli affetti, i suoi ricordi d'infanzia portati poi da grande sullo schermo." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 31 agosto 2018)
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Programma Mabuse Cineclub febbraio-maggio 2019
c/o Cinema Terminale - Via Carbonaia 31 - Prato
DALLA VIA EMILIA A HOLLYWOOD:
IN RICORDO DI BERNARDO BERTOLUCCI
Lo scorso 26 novembre se n'è andato probabilmente l'ultimo dei grandi Maestri del cinema italiano del dopoguerra: Bernardo Bertolucci. Una figura fondamentale per l'intero panorama cinematografico europeo ed americano, capace di raccogliere e di tradurre l'eredità pasoliniana in uno stile del tutto personale, già all'inizio degli anni '70: un linguaggio mai visto prima che affascinerà un'intera generazione di registi e autori d'oltreoceano e andrà a influenzare tutta la cosiddetta corrente della “New Hollywood”. Ma Bertolucci è stato anche (e continua ad essere) forse il regista più divisivo della nostra Storia recente: gli scandali legati alle presunte oscenità e alle forti prese di posizione politiche presenti in molti dei suoi film (in particolare Ultimo tango a Parigi e Novecento), dopo le condanne e i sequestri iniziali da parte della censura italiana, non hanno mai smesso di placarsi ed è ancora particolarmente in voga una narrativa accusatoria nei suoi confronti, del tutto fuori contesto e priva di alcun fondamento. Per ricordare Bernardo Bertolucci abbiamo deciso di concentrarci sulla prima parte della sua carriera, precedente all'Oscar e ai kolossal hollywoodiani. Film entrati con forza nel nostro immaginario comune, sempre attraverso un impatto critico (alle volte persino violento) col nostro senso di appartenenza e col nostro senso del pudore. Alcuni dei titoli inseriti nella rassegna vengono qui presentati in nuovissime copie restaurate in 4K per la migliore esperienza cinematografica possibile. Buona visione!
Spettacolo unico il MARTEDÌ alle ore 21.30
POSTO UNICO 5€ - *COPIE RESTAURATE 6€
RIDUZIONI PER ABBONATI METASTASIO E MONASH UNIVERSITY 4€/*5€
INGRESSO RISERVATO AI POSSESSORI DI TESSERA ASSOCIATIVA 2019 (1€)
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IL CONFORMISTA di Bernardo Bertolucci
martedì 19 febbraio - ore 21.30
CAST
Regia: Bernardo Bertolucci
Attori: Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda, Gastone Moschin
Soggetto: Alberto Moravia
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli
Fotografia: Vittorio Storaro
Musiche: Georges Delerue
Montaggio: Kim Arcalli (Franco Arcalli)
Scenografia: Ferdinando Scarfiotti
Costumi: Gitt Magrini
TRAMA
Nel 1937 il professore Marcello Clerici sposa Giulia. Mentre la donna è spensierata, allegra, senza problemi, lui - nonostante i buoni successi come docente di filosofia - è tormentato da un ricordo: a tredici anni ha ucciso Lino Seminara, un autista che ha tentato di avere con lui dei rapporti sessuali. Da allora Marcello ha abbandonato ogni pratica religiosa e si è legato strettamente con l'OVRA, la polizia segreta fascista. Per volontà dei suoi dirigenti di partito, deve compiere il viaggio di nozze a Parigi per introdursi nell'ambiente del professore Quadri, un docente universitario antifascista, in modo da potere consentire al camerata Manganiello di predisporne l'assassinio. Marcello e Giulia riescono ad entrare nelle grazie di Quadri e della moglie Anna, una donna assai bella e bisessuale che si attacca morbosamente a Giulia pur non rifiutando la corte dello stesso Marcello...
CRITICA
[La strategia del ragno e Il conformista] hanno in comune il tema del tradimento, la presenza del passato che ritorna e il peso della figura paterna, con la differenza che ne Il conformista il figlio, Trintignant, tradisce il professor Quadri (la figura paterna), mentre in Strategia del ragno è Athos padre a avere tradito. In ogni caso si tratta di due parricidi che suppongono un pas-sato e una memoria. Ne Il conformista la memoria è quella del cinema francese e americano degli anni '30, mentre Strategia del ragno si nutre di ricordi di infanzia reali (...). Ho girato Il conformista lasciando aperta la possibilità di raccontarlo cronologicamente, come nel romanzo di Moravia. Fin dall'inizio delle riprese ero affascinato però dalla possibilità di usare il viaggio in automobile come il "presente" del film, il contenitore della storia. Insomma, il pro-tagonista viaggia anche nella memoria. Per questo avevo girato molto materiale sul viaggio di Trintignant. Con un grande montatore come Kim [Arcalli], accade di poter vedere, poco a poco, la struttura del film che si materializza. La struttura di un film è solo annunciata dalla sceneggiatura e comincia a esistere e a manifestarsi durante le riprese, ma è durante il montaggio che prende definitivamente corpo. (Bernardo Bertolucci)
Non è il caso di analizzare minutamente come e in che misura il giovane Bertolucci abbia modificato, con una libertà che sfiora la sana insolenza e nel quadro di una obbligata potatura, figure e fatti che affollano le quattrocento pagine del romanzo moraviano per ridurle a una durata inferiore alle due ore. Basti dire che le ottanta pagine del prologo [...] sono risolte in una breve sequenza, frammentata dal montaggio secondo quella distorsione allucinata della visione che è una delle cifre stilistiche dominanti del film. [...] Il sesso e il fascismo sono i due poli del Conformista. O, se si preferisce, la polpa e la buccia. Il conformista Marcello ha sete di normalità per coprire la propria inconfessata e temuta anormalità sessuale. È fascista perché vede nel fascismo il mito collettivo cui immolare, nel miraggio dell'ordine, il proprio disordine, quel che lo fa diverso dagli altri. In nome del fascismo uccide, nell'illusione di riscattare un delitto precedente con un'azione criminosa, ma legalizzata. Risulta piuttosto chiaro che in Marcello il fascismo è l'accidente, il conformismo è la sostanza: questo conformismo è fascista, ma potrebbe essere altro in diverse circostanze storiche. Sarebbe comodo ridurre Il conformista a un film 'sul' fascista, cioè in costume, trascurandone la carica critica di una classe e di una generazione. (Morando Morandini)
Spettacolo unico il MARTEDÌ alle ore 21.30
POSTO UNICO 5€ - *COPIE RESTAURATE 6€
RIDUZIONI PER ABBONATI METASTASIO E MONASH UNIVERSITY 4€/*5€
INGRESSO RISERVATO AI POSSESSORI DI TESSERA ASSOCIATIVA 2019 (1€)
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