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Cinema Roma
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Pagina: Cinema Roma Pistoia
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STANLIO & OLLIO
da giovedì 9 maggio
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giovedì 9 e venerdì 10 ore 17.15 - 19.20 - 21.30
sabato 11 ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
domenica 12 ore 16.30 - 18.30 - 20.30
lunedì 13 e mercoledì 15 ore 19.20
martedì 14 ore 17.15 - 21.30
Regia di Jon S. Baird, con Steve Coogan, John C. Reilly, Nina Arianda, Shirley Henderson, Danny Huston. Cast completo Titolo originale: Stan & Ollie. Genere Biografico, Commedia, Drammatico - USA, Gran Bretagna, 2018, durata 97 minuti
https://www.youtube.com/watch?v=GzRPZ9oJpHU&t=4s
Nel 1953, Stan Laurel e Oliver "Babe" Hardy partono per una tournée teatrale in Inghilterra. Sono passati sedici anni dal momento d'oro della loro carriera hollywoodiana e, anche se milioni di persone amano ancora Stanlio e Ollio e ridono soltanto a sentirli nominare, la televisione sta minacciando l'abitudine culturale di andare a teatro e molti preferiscono andare al cinema a vedere i loro capolavori del passato oppure i nuovi Gianni e Pinotto, piuttosto che scommettere sulle loro esibizioni in teatrini di second'ordine. Eppure i due vecchi compagni di palcoscenico sanno ancora divertirsi e divertire, e la tournée diventa per loro l'occasione di passare del tempo insieme, fuori dal set, come non avevano mai fatto prima, e di riconoscere per la prima volta il sentimento di amicizia che li lega.
"Steve Coogan nei panni di Laurel e John C. Reilly in quelli di Hardy riescono nell'impresa di far rivivere una delle coppie comiche più grandi della storia del cinema e della televisione in un biopic che fa divertire e riempie di nostalgia allo stesso tempo.
Il punto di partenza è il libro di A.J. Marriot sul tour inglese dei due vecchi artisti, sul quale grava, come un conto alla rovescia per la fine del rullo, l'ombra della fragile salute di Oliver, ma che è anche il momento ideale per vederli sotto un'altra luce che non sia quella dei riflettori e scoprire i modi della loro quotidianità e le dinamiche del loro lavoro.
Stanlio & Ollio, con ritmo e competenza, racconta il retroscena del più grande trucco del cinema (e di quella stagione della commedia in particolare) e cioè, per dirla con Buster Keaton, il fatto che "realizzare film comici è un lavoro serio", ragion per cui Stan Laurel, che era la mente creativa del duo, non smetteva mai di scrivere e di provare, e persino di coltivare l'illusione di un film, un "Robbin' good" che, come ai vecchi tempi, avrebbe posto al compagno qualche difficoltà fisica ma lo avrebbe anche riempito di gioia.
Ma al film dello scozzese Baird, scritto dallo sceneggiatore di Philomena Jeff Pope, riesce anche qualcosa di più, e di molto difficile: gli riesce il lavoro sulla materia, l'inserimento di un discreto numero di ottime gag verbali, la riproposizione di quelle storiche (impossibile resistere a quella della doppia porta), dei gesti che hanno fatto il personaggio (il tie-twiddle di Ollio) e anche qualche finezza come il ritratto delle moglie che a loro volta compongono un duo comico.
Si ride e ci si commuove e ci si ritrova ad applaudire con ritrovato entusiasmo il ritorno di Stanlio e Ollio, che da troppi anni non passano più nemmeno in televisione, proprio come accadde in Inghilterra durante quella tournée del '53." (Marianna Cappi, mymovies.it)
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JOHN McENROE - L'IMPERO DELLA PERFEZIONE
lunedì 13, martedì 14 e mercoledì 15 maggio
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lunedì 13 ore 17.15 - 21.30
martedì 14 ore 19.20
mercoledì 15 ore 17.15 - 21.30
Regia di Julien Faraut, con John McEnroe, Ivan Lendl, Mathieu Amalric. Titolo originale: L'empire de la perfection. Genere Documentario - Francia, 2018, durata 91 minuti
https://www.youtube.com/watch?v=tx7-Ez0v41c
Gil de Kermadec è stato un cineasta appassionato di tennis che aveva creato un metodo di osservazione delle posture dei tennisti con finalità didattiche. A un certo punto però decise di rinunciare alle riprese finalizzate allo scopo per seguire invece dal vero ciò che un campione faceva nel corso di una gara. Il soggetto prescelto fu John McEnroe.
"Peter Fleming, storico compagno di doppio di John McEnroe, disse: "la miglior squadra di doppio del mondo è John McEnroe con chiunque altro", sintesi icastica di cosa McEnroe sia stato per la storia del suo sport. L’uomo schivo, l’atleta refrattario agli allenamenti, il campione bizzoso sempre in lotta contro se stesso prima ancora che con chi è in campo al di là della rete, il talento capace di determinare un’era. Unico protagonista in un teatro, quello del torneo della Porte d'Auteuil, in cui gli avversari non sono che comparse (almeno finché non è Ivan Lendl a riprendersi il suo ruolo di comprimario). Questo era John McEnroe e questo mostra in modo intelligente e inusuale (accompagnato dalla puntuale e ironica voce narrante di Mathieu Amalric) il film di Farau.
Ma McEnroe non è però l’unico protagonista di un film che ha ambizioni intellettuali ben più alte che non “solo” raccontare un grande campione. Lo è insieme a lui de Kermadec naturalmente e la creatività meticolosa e ostinata del suo cinema; lo sono i tecnici con cui lavorava, l’operatore nascosto nella fossa e minacciato dalle palle come dalle parole aggressive di McEnroe infastidito da quell’occhio indiscreto, l’indefesso fonico che implacabile, senza reagire agli attacchi diretti del tennista, continuava indomito a registrare i rimbalzi delle palline, il rumore delle strisciate delle suole sulla terra rossa, i colpi secchi delle corde in tensione, e poi ancora le sue lamentele, le richieste, i borbottamenti, il disappunto.
Come se volesse capire cosa passa davvero nella testa di quello scalpitante fenomeno e insieme sondare le potenzialità di un mezzo non esattamente “al suo posto”, la macchina da presa sta fissa su di lui. McEnroe è infatti come se giocasse contro un muro, incurante eppure infastidito da tutto, attentissimo nel costruire e gestire la tensione e la sua messa in scena, necessaria anche questa alla ricerca della perfezione. Perché in fondo è questo che rivela il cinema nel suo essere al contempo fuori luogo e profondamente immerso nella logica del gioco: e cioè che la messinscena della performance sportiva, in quanto gesto unico e irripetibile, non è pensata per essere riprodotta, ma è pur sempre perfezionabile con, attraverso, dentro la sua stessa narrazione." (Chiara Borroni, 'cineforum.it')
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Programma Mabuse Cineclub febbraio-maggio 2019
c/o Cinema Terminale - Via Carbonaia 31 - Prato
A PROPOSITO DI FAUST
Un progetto di Teatro Metastasio e Cineclub Mabuse
Dall’11 al 19 maggio il Fabbricone ospiterà Scene da Faust per la regia di Federico Tiezzi, uno dei registi teatrali più importanti del nostro Paese. Lo spettacolo si confronterà con un grande mito: quello di Faust. Il racconto di un sapiente studioso di teologia, filosofia e scienze naturali che, per ottenere conoscenze ancora più vaste, potere e giovinezza, vende la propria anima a Mefistofele mediante un contratto firmato col sangue. Lo spettacolo prenderà in esame la prima parte del Faust che ha proprio la figura di Mefistofele come centrale. Le regie di Tiezzi sono sempre ricche di colte citazioni tratte da vari ambiti delle arti visive e il cinema è una delle fonti primarie. Proprio per questo motivo abbiamo pensato di promuovere una piccola rassegna che presentasse tre film sul Faust che gli hanno suscitato suggestioni che troveremo in vario modo nello spettacolo: Faust di Friedrich Wilhelm Murnau, Faust di Aleksandr Sokurov e Parnassus di Terry Gilliam. Scene da Faust vedrà il regista e gli attori alla ricerca dell’essenza dell’uomo contemporaneo, in una terra di confine dove si scontrano il bene e il male. Oggi l’immagine di un patto con il Demonio forse non fa più troppa paura, ma i bisogni che spingono Faust a vendere l’anima ancora ci turbano: il desiderio di conoscenza e di nuova giovinezza, la ricerca della saggezza, delle risposte alla domanda su cosa sia la natura, la storia e la vita dell’uomo. Potremo riflettere su questi temi che animano anche i tre film, in attesa di trovarli declinati anche nello spettacolo che debutterà in prima assoluta al Fabbricone di Prato.
Spettacolo unico il MARTEDÌ alle ore 21.30
POSTO UNICO 5€ - *COPIE RESTAURATE 6€
RIDUZIONI PER ABBONATI METASTASIO E MONASH UNIVERSITY 4€/*5€
INGRESSO RISERVATO AI POSSESSORI DI TESSERA ASSOCIATIVA 2019 (1€)
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FAUST - versione originale sottotitolata
martedì 14 maggio - ore 21.30
c/o Cinema Terminale
via Carbonaia 31 - Prato
un progetto di Teatro Metastasio e Cineclub Mabuse
CAST
Rus, 2010
Regia: Aleksandr Sokurov
Attori: Johannes Zeiler, Anton Adasinsky, Isolda Dychauk, Georg Friedrich, Hanna Schygulla
Soggetto: Johann Wolfgang von Goethe (tragedia), Yuri Arabov
Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov, Marina Koreneva
Fotografia: Bruno Delbonnel
Musiche: Andrey Sigle
Montaggio: Jörg Hauschild
Scenografia: Yelena Zhukova
Costumi: Lidia Krukova
TRAMA
Faust è un pensatore, un trasmettitore di parole, un cospiratore, un sognatore. Un uomo anonimo guidato da istinti semplici: fame, avidità, lussuria. Una creatura infelice e perseguitata che lancia una sfida al Faust di Goethe. Perché rimanere nel presente se si può andare oltre? Spingersi sempre più in là, senza notare che il tempo si è fermato. E passeremo anche noi.
CRITICA
"Il Faust di Aleksandr Sokurov si distingue per ambizione, complessità e originalità autoriale. Del personaggio all'origine della tragedia di Marlowe e del capolavoro di Goethe (oltre che di mille altre opere non solo letterarie), Sokurov privilegia la sfida della conoscenza: il suo eroe è divorato da una inestinguibile ansia di sapere che lo porta a non accontentarsi mai di quello che sa. Una frenesia che sullo schermo si traduce in un continuo muoversi, spostarsi da un luogo all'altro per andare oltre, come di chi è condannato a non trovar mai pace. Una pace che forse non vuole nemmeno trovare, perché il patto con cui il diavolo voleva prendersi la sua anima - almeno nei versi di Goethe - era proprio quello di trovare un attimo, un momento talmente appagante da fargli desiderare che non trascorresse mai. Nel film questo patto si intuisce (quando per un momento la bellezza di Margherita si 'blocca' sullo schermo) ma viene ben presto dimenticato in nome del tormento della conoscenza, che spinge Faust lungo un cammino dove prima Margherita e poi anche il demone-usuraio che lo tenta finiranno per essere abbandonati. Questo percorso, Sokurov e il direttore della fotografia Bruno Delbonnel ce lo mostrano con una macchina da presa mobilissima e quasi 'inafferrabile' e dei colori slavati e polverosi, dove il grigio e il marrone vincono su tutto. Ininterrottamente parlato, il film ha anche momenti di difficile decifrazione e altri forse un po' semplicistici (le domande sull'esistenza di Dio) ma è anche vero che una sola visione non basta certo a coglierne tutta la complessità." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 9 settembre 2011)
"Tra i grandi personaggi del novecento dai celebri lati oscuri, protagonisti dei precedenti film di Aleksandr Sokurov ('Taurus', 'Moloch', 'Il sole') se ne aggiunge un quarto, l'uomo con caratteristiche che sopravanzano il suo limite, il 'Faust' assetato di potere (e di amore) senza limiti e che oggi perde qualche colpo, fissato per sempre da Goethe, fa sperare in una rivincita. II film è stato premiato inevitabilmente con il Leone d'oro a Venezia perché dotato di pura arte cinematografica, sorprendente per la perfezione della sua immaginazione e profondità, quasi una sfida tra il creatore e il suo oggetto, tra Sokurov e Faust, un lungo braccio di ferro durato parecchi anni per portarlo a termine. Faust incede con forza attraverso sorprendenti scenari, è indubbio che l'identificazione può portare a credere che il genere umano possa essere imbattibile, eppure esiste un orizzonte finale che gli fa da limite. Potrebbe essere l'orizzonte della scena, o l'orizzonte del paesaggio islandese scelto come ambientazione, oppure anche un paesaggio da cosmonauta interplanetario. Sempre oltre. (...) Qui ogni scena è un'affermazione dell'uomo su Mefistofele, diabolico usuraio, considerato semplice accessorio per l'uomo colto, compagno di strada da sopraffare e irridere, senza il quale non c'è da divertirsi. Fin dalle prime righe è un gioco tra l'essere umano e il cosiddetto spaventoso personaggio. Ed emblematica e finale è la scena in cui Faust si mette a cavillare sul 'contratto', e ne corregge gli errori di grammatica." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 28 ottobre 2011)
"Chi sarebbe oggi disposto a dannarsi l'anima in cambio della giovinezza, del danaro e dei favori di una splendida fanciulla? Più o meno tutti. Anche per una sola delle tre opzioni e forse meno ancora. Questo ha fatto crollare le quotazioni dell'anima sul mercato del diavolo. Il vero problema non è più vendersi, ma trovare qualcuno disposto a comprare. A partire da questa mesta consapevolezza Alexander Sokurov è partito per riscrivere al cinema il mito di Faust. (...) Il cinema di Sokurov è destinato a pochi. Ma chi si è abbandonato per una volta allo splendore delle sue opere, non può perdere questo film indimenticabile. Bello in ogni suo aspetto, dalla regia alla scrittura poetica di Yuri Arabov ai dialoghi di Marina Koreneva, dalle scenografie di Elena Zhukova alle musiche di Andrey Single, per non parlare dei due attori protagonisti, il Faust di Johannes Zeller e l'usuraio di Anton Adasinskiy, oltre a un cast formidabile nel quale spicca una lunare Hanna Schygulla. Di rado, almeno negli ultimi anni, il Leone di Venezia è stato assegnato con tanto merito. A proposito, si discute da anni sulla presunta inutilità dei festival del cinema e sulla ritualità dei premi." (Curzio Maltese, 'La Repubblica', 28 ottobre 2011)
LEONE D'ORO ALLA 68. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2011)
Spettacolo unico il MARTEDÌ alle ore 21.30
POSTO UNICO 5€ - *COPIE RESTAURATE 6€
RIDUZIONI PER ABBONATI METASTASIO E MONASH UNIVERSITY 4€/*5€
INGRESSO RISERVATO AI POSSESSORI DI TESSERA ASSOCIATIVA 2019 (1€)
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