Addio all’esonero agricolo
Fuori dai denti: è stata una manovra finanziaria spericolata, quella promossa in questi giorni dal Governo e approvata,sbrigativamente e a colpi di fiducia, da Camera e Senato. Lo diciamo senza alcun retropensiero politico, ma semplicemente dal punto di vista del cittadino “piccolo agricoltore” o “apicoltore” che sia: perché avendola seguita da vicino abbiamo potuto comprendere, senza alcuna ombra di dubbio,come stiano andando le cose in questo triste momento di vita della nostra cara Italia.
Tant’è che il regime di esonero in agricoltura, che da ben trent’anni agevolava la vita di tante piccole realtà del nostro tessuto produttivo, economico e sociale, è stato cancellato con un colpo di spugna.
Significa che chi fino ad oggi, dando fiducia alle Istituzioni, era emerso dal mondo sommerso in cui si trovava svolgendo la propria modesta attività, dichiarando un volume d’affari inferiore a 7.000 euro, veniva premiato e agevolato dalla legge: per questi soggetti lo Stato non pretendeva alcuna scrittura contabile e consentiva così che circa 400.000 persone potessero sbarcare il lunario arrotondando il proprio reddito senza pesi di natura tributaria, fiscale e burocratica.
Con il 1° gennaio 2017 questa opportunità verrà dunque negata a un pezzo importante, ma ignaro e impotente, dell’agricoltura italiana: ogni piccolo agricoltore, anche per poche migliaia di euro, si vedrà costretto a tenere una contabilità, versare l’Iva trimestrale, presentare annualmente le sue dichiarazioni, sottoporsi a un regime che non farà più alcuno sconto e, anzi, farà multe salatissime anche per semplici errori formali.
Non finisce qui: piccoli agricoltori e apicoltori si vedranno costretti a ricorrere a chi sul territorio ha una fitta e capillare rete di uffici dove vengono svolti servizi di consulenza fiscale. Saranno questi i luoghi del prelievo indiretto presso cui tutti, o quasi tutti, dovranno recarsi perché le pratiche si potranno presentare soltanto in modalità telematica così come richiesto dall’Agenzia delle Entrate.
Sarà come sottostare al pagamento di un pedaggio: un costo di svariate centinaia di euro a testa, una tassa indiretta ingiustamente inflitta a modeste e dignitose persone, che verranno presto spremute come limoni al fine di generare un volume d’affari calcolato in decine di milioni di euro. Soldi che finiranno nelle tasche di chi, avendo concepito tale sistema, è già pronto ad intercettare la domanda di assistenza che ne scaturirà.
Il colpo di mano ha trovato sponda facile in una sola delle Organizzazioni agricole - stando a quanto segnalano gli addetti ai lavori parlamentari e i giornalisti della stampa specializzata - e non è un mistero che l’emendamento correttivo, che in Commissione Bilancio della Camera era stato accolto con il parere favorevole del Governo, abbia poi sollevato un vespaio cui si è dovuto porre rimedio con una correzione che assomiglia a una “toppa” appariscente e grossolana.
Al Senato, costretto in seconda lettura dal vincolo posto con la questione di fiducia, non è stato concesso di apportare variazioni e, di conseguenza, possiamo chiudere questo 2016 con la certezza che esso è stato l’anno in cui all’agricoltura di piccola dimensione e alla quasi totalità dell’apicoltura italiana è stato inferto un vero e proprio colpo di grazia.
Curioso quanto diffuso il silenzio delle Organizzazioni Nazionali degli Apicoltori che - salvo l’impegno della FAI-Federazione Apicoltori Italiani, battutasi da sola nell’interesse di tutta la categoria e non solo dei propri associati per difendere tale diritto - hanno assistito immobili lasciando che le cose andassero dove dovevano andare per compiacere i più forti dell’arena.
Un intervento comunque opportuno, quello promosso durante l’iter parlamentare di questa ingiusta e ingiustificabile manovra finanziaria, che ha permesso di salvare tanti piccoli agricoltori e apicoltori residenti nelle zone montane. Almeno loro, per questa volta, l’hanno scampata e potranno continuare a svolgere con dignità e senza costi un’attività che dalle aree litorali, pianeggianti e collinari della nostra Penisola, tutti gli altri guarderanno con invidia e nostalgia.
Salvo futuri nuovi assalti alla diligenza, perché il nostro ormai è un Paese forte con i deboli e debole con i forti.
Raffaele Cirone
(Presidente F.A.I.)
per gentile concessione da APITALIA n.11/2016
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