Un filo rosso come il sangue che, letteralmente, scorre per le strade asfaltate e che partito da Nizza a luglio dello scorso anno, ha attraversato Berlino, Londra, San Pietroburgo e Stoccolma, per mietere altre decine di morti nella domenica delle palme di Tanta e Alessandria d’Egitto, non prima di aver straziato altre vittime innocenti a Mogadiscio. Un’epidemia ai limiti della fantascienza, il cui virus è l’orrore: che si vorrebbe trasformare in puro e perenne terrore per tutti noi. Ovunque ci troviamo e comunque la pensiamo. Questa è la scommessa dei terroristi, che però non fanno i conti con la Storia. Nei secoli e in anni a noi troppo vicini per non bruciare ancora, infatti, il cammino dell’uomo ha dimostrato che il male - in ogni sua forma e accezione - raggiunge un culmine non più sopportabile, che finisce col ritorcesi sempre contro chi lo produce. Sono cambiati i nemici e diversi sono diventati i metodi del terrore, mentre il bisogno di giustizia e di pace rimane sempre lo stesso. Portarli avanti, con assoluta fermezza, senza modificare nulla della quotidianità e dei nostri progetti, oltre a non cedere alla tentazione di generalizzare sull’identità del nemico, facendo il gioco di chi vuole generare una guerra indistinta e totale, è probabilmente la sola cosa che possiamo attuare fin da subito. La sola rispetto a ciò che devono e possono fare i Governi mondiali, ma non per questo la meno importante. |