Un Festival tira l'altro:
ma è davvero ricchezza culturale?
di Donatella Gnetti
«Organizzare un festival deve essere facile, visto che nel nostro Paese nascono come i funghi e ad Asti con una facilità e frequenza anche maggiore. Ma non mi sembra corretto interpretare questa pletora di iniziative come sintomo di buona salute della cultura cittadina. Temo, al contrario, che lo spezzatino culturale degli ultimi anni, barattato come ricchezza dell'offerta sotto il comodo slogan di
Città Festival, sia riuscito soltanto a impoverire la città, parcellizzando le risorse sempre più scarse in un eccesso di iniziative coriandolo, senza alcun coordinamento e senza un'idea». Entra così – a gamba tesa e con i piedi nel piatto – Donatella Gnetti, direttore della Fondazione Biblioteca Astense “Giorgio Faletti” e instancabile riferimento culturale astigiano, nella sua disamina a volte impietosa, ma sempre realistica e soprattutto documentata, dell’offerta culturale cittadina. Molto abbondante, sicuramente, ma non sempre sinonimo di qualità e facile fruibilità.